Notizie in Tempo Reale dal Territorio

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Temi del momento

THREE ARTIST TREES a Firenze: acceso anche l’ultimo albero firmato Domenico Bianchi






Si è acceso ieri sera, martedì 15 dicembre alle 17.00, l’albero realizzato da Domenico Bianchi che illuminerà Piazza Santa Maria Novella fino al 6 gennaio 2021. È il terzo ed ultimo appuntamento di THREE ARTIST TREES, iniziativa che dallo scorso anno fa parte del palinsesto di F-light, Firenze Light Festival, intitolato per questo 2020, in omaggio a Dante, “Sight, dalla selva oscura alla luce”.

THREE ARTIST TREES è un progetto del Museo Novecento nato da un’idea di Sergio Risaliti, che chiede a tre artisti di fama internazionale di cimentarsi con l’interpretazione delle forme tradizionali dell’abete, immagine di un simbolo universale, di festa e di speranza, creando vere e proprie opere site specific. Un progetto unico al mondo che vede protagoniste tre piazze fiorentine, l’arte contemporanea, il linguaggio della luce e la poesia del Natale.

Il lavoro di Domenico Bianchi è fatto di segni che si ripetono e che creano un movimento apparente, spaziale e temporale, ponendosi in diretto rapporto con la cosmologia. Quest’opera incarna il suo pensiero, evoca una sorta di armonia tra le forme astratte dell’arte e l’immagine della Galassia. Sulla sua superficie si disegnano pieni e vuoti che giocano sulle trasparenze, lasciando fuoriuscire la luce dal suo interno.

Oltre a Piazza Santa Maria Novella, quest’anno gli spazi coinvolti sono Piazza Gino Bartali e Piazza Santo Spirito, che accolgono già dall’8 dicembre, fino al 6 gennaio 2020, le creazioni rispettivamente di Michelangelo Pistoletto e Mimmo Paladino. I tre artisti hanno trasformato la tradizione in linea con il loro personale linguaggio artistico, conservando tuttavia qualcosa della natura popolare e rituale dell’antico simbolo natalizio, quel cono di luce che da sempre ritroviamo nelle nostre case e nelle piazze a evocare nascita e rinascita, il rigenerarsi della terra e lo scambio generoso di doni.






DOMENICO BIANCHI (Anagni, 1955). Vive e lavora a Roma. Domenico Bianchi emerge all’inizio degli anni ‘80 tra gli artisti che promuovono un ritorno alla pittura attraverso uno sguardo nuovo e rivitalizzato.  Diversamente dal gruppo di artisti della Transavanguardia, Bianchi non recupera la figurazione ma elabora uno stile essenziale ridotto a pochi elementi: immagini iconiche che si uniscono a segni astratti.

Le opere pittoriche sono frutto di un lavoro lento e meticoloso che inizia a partire dalla scelta dei materiali e restituisce alla pittura una dimensione sacrale. L’interesse dell’artista è rivolto verso materie, semplici o preziose, che possiedono una trasparenza luminosa intrinseca (la cera, la fibra di vetro, le foglie di argento, il palladio), che il mezzo pittorico sarà in grado di esaltare.

La luce è un elemento primario dei suoi lavori poiché definisce la partitura dello spazio e il movimento delle forme. Le tele si compongono di un nucleo segnico centrale che campeggia, solitamente, su uno sfondo di colore uniforme. Questo elemento è il principio ordinatore dell’intera superficie pittorica, anche quando la tela assume dimensioni ambientali, esso genera la forma e rimanda a innumerevoli ipotesi di immagini, suggerendo una vastità infinita, sempre aperta.

La ricerca di un’armonia di elementi è perseguita da Bianchi anche nella scultura, come nei lavori delle panchine.  Queste, arricchite da intarsi geometrici o da oggetti in marmo, vengono disposte all’aperto o all’interno di luoghi d’arte, definendo uno spazio visivo che invita alla sosta, alla riflessione e alla contemplazione.

Torna in alto