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SCOPRIRE UN DIVERSO NATALE






Dal 1992 al 1995 per oltre 1000 giorni la città di Sarajevo fu stretta nella morsa del più lungo assedio dell’epoca moderna. La guerra in Bosnia, segmento più noto e cruento della guerra di dissoluzione della ex Jugoslavia, concentrò molti dei suoi devastanti effetti nella splendida capitale, simbolo di convivenza e multiculturalità trasformatasi in poche settimane in un inferno vivente.

Dall’alto delle colline che circondano la città, per tre anni i serbo-bosniaci di Karadzic e Mladic colpirono Sarajevo con una pioggia di bombe e proiettili, un assalto quotidiano che rendeva una scommessa con la morte il semplice attraversamento di una strada. Riuscire a sopravvivere in queste condizioni estreme necessitava di uno sforzo per creare una vita parallela, per ritrovare una normalità evadendo dalla disperazione: la resilienza occupava la mente delle persone, annientava i pensieri che avrebbero potuto distruggere la volontà di andare avanti e resistere.

Lo spiega bene, in un articolo di “Avvenire” di qualche anno fa, Suada Kapic, una delle curatrici nel 1992 della “Survival Guide”, un’originale guida turistica contenenti tutte le informazioni per “vivere” nella Sarajevo assediata. Della normalità da recuperare faceva parte anche il Natale, e nello stesso articolo un altro sopravvissuto racconta come la gente riuscisse a non far cadere sotto i colpi delle bombe anche la festa più importante:

“Non abbiamo mai saltato un Natale in chiesa, mai smesso di fare l’albero, di mettere il vestito della festa e di cantare nel coro. Questo significava molto per tutti gli abitanti di Sarajevo, dava loro forza, era segno che la città era attiva. E quando arrivarono i regali, i bambini credettero che Babbo Natale fosse riuscito ad aprirsi un varco nella città assediata e si convinsero definitivamente della sua esistenza”.

Storie di un altro secolo, anche se solo di due decenni fa. Eppure avremmo tanto da imparare. Senza dubbio ogni situazione è diversa l’una dall’altra, e i problemi che viviamo si presentano quasi sempre in forme meno drammatiche di granate e mortai, per fortuna, ma in questo Natale più che mai ci è di grande insegnamento rileggere i racconti di quei bambini che credevano in un Babbo Natale più forte persino delle cannonate dei serbi.






La pandemia ci obbligherà a trascorrere delle festività diverse dal solito, con pochi cari intorno e ancor meno possibilità di mangiare nei ristoranti, andar per locali o abbracciare gli amici per salutare l’anno nuovo.

Anche se ci è più facile (o più conveniente politicamente) dipingere uno scenario in cui Conte è divenuto il Grinch e ha deciso sadicamente di rubare il Natale agli italiani, le restrizioni che dobbiamo subire dipendono soltanto dal virus che da oramai dieci mesi ha sconvolto le nostre esistenze.

Dividere l’Italia in zone con gradi diversi di chiusure a seconda dei giorni non è stato un atto di follia schizofrenica, ma un tentativo di limitare il più possibile il diffondersi del Covid senza condannarci ad una morte psicologica e finanziaria: tenere insieme salute, economia e tradizioni era un compito ai limiti dell’impossibile, e se qualcuno aveva soluzioni migliori poteva farsi avanti. Il Natale e il suo significato però rimangono, anche senza cenoni.

Anzi, il contesto in cui siamo può essere l’occasione per riscoprirlo, per viverlo più intensamente. Può essere Natale anche se si va a messa alle diciotto invece che a mezzanotte, e lo spirito natalizio può trovare spazio anche fuori dalle consuete logiche consumistiche, come ha sottolineato pure papa Francesco.

Spesso servono situazioni estreme come quella che ci avvolge per fermarsi a pensare e rendersi conto di ciò che davvero ha importanza. Nessuno vedrà la propria vita messa in pericolo come la vedevano ogni giorno gli abitanti di Sarajevo, se non potrà spostarsi e fare trenini di Capodanno. Saremo al contrario noi a decidere di mettere la vita nostra e degli altri in pericolo nel momento in cui non rispetteremo le regole che nel nostro interesse ci sono state date. Seguiamo dunque l’altruismo, la generosità e l’amore, ovvero niente più che il vero senso del Natale e di questo periodo dell’anno. Tanti cari auguri a tutti voi!

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