“Non ci sembra ancora vero che Robi non sia più qui con noi”.
La voce labile raggiunge l’esterno della Chiesa e tuona con forza nei pensieri dei presenti, lo sguardo piegato verso terra e la mente persa chissà dove. Il portone d’ingresso è volutamente spalancato, il silenzio glaciale spezzato soltanto dal passaggio sporadico delle auto.
A parlare dopo l’omelia del parroco sono gli amici e i compagni di squadra di Roberto Frezza, scomparso una settimana fa in maniera assurda, impensabile, a soli 20 anni: caduto, attorno alle 4 della notte tra venerdì e sabato scorso, dal tetto dell’Istituto Gobetti-Volta, la sua ex scuola.
Non si può morire così.
Una sentenza che ognuno, dentro sé, ha sicuramente pronunciato, ponendosi interrogativi che oggi non possono avere risposta e lasciano spazio soltanto a vuoto e dolore. Incolmabile, enorme.
Questa mattina, dalle ore 11:00 fino alle 13:00 inoltrate, la Pieve di San Pietro a San Piero a Sieve ha accolto centinaia di persone per l’ultimo saluto a Roberto: amici, compagni di squadra e allenatori, conoscenti e compaesani. Un applauso lungo un’eternità alla fine della cerimonia funebre, gli abbracci e le lacrime di ventenni sconvolti da una tragedia inspiegabile.
“Mai un comportamento o una parola fuori luogo, Robi era un ragazzo che si ambientava subito grazie al suo carattere”
Roberto suonava la chitarra, frequentava Ingegneria Meccanica all’Università di Firenze con ottimi risultati e giocava a calcio a buoni livelli: anno scorso in Eccellenza, quest’anno in Promozione. Presenti al funerale, infatti, i compagni di squadra della Gallianese, con i quali stava condividendo la stagione calcistica in corso, immersi nel rosso-blu della tuta di rappresentanza, increduli. Presenti anche gli ex compagni di maglia del Pontassieve, dove militava nell’annata 20-21, accompagnati da mister Miliani.
Presente anche il Dirigente Scolastico del Gobetti-Volta, Simone Cavari.