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Rubrica Empowerment / Intervista a Vittoria Doretti: la nascita del Codice Rosa e la straordinaria forza del gruppo!

“Empowerment”
Potenziamento.

Nasce oggi una nuova Rubrica, scritta e curata dalla scrittrice e biografista Sabrina Merenda. Parla di Emotional Skills e strategie cognitive: tutte quelle capacità emotive e adattive, che nella vita di tutti i giorni portano alla risoluzione di dinamiche complesse, grazie all’attivazione di potenziamento del potenziale soggettivo e di gruppo per merito di una educazione alla emotività e di induzioni di prassi del metodo risolutivo.  La Rubrica tratta personaggi importanti, del settore Sociale, Sanitario, Psicologico, Antropologico, dell’istruzione o coloro che hanno avuto spinto certi motori. Ha un taglio anche rivolto al mondo dell’economia e del Marketing, affrontando la tematica dell’organizzazione  individuale e di gruppo, con pratiche di Empowerment o Cultura settoriale. L’obiettivo passa dalla  porta di ingresso di questi personaggi che ci faranno compagnia nella Rubrica. Conosceremo pian piano i loro cammini e intenti allietando la nostra conoscenza e forse sorpassando i nostri dubbi.






 “Ciak”

Oggi ho il piacere di proporvi un personaggio di spessore: Vittoria Doretti, medico e “Direttora” di Unità complessa e Area dipartimentale Promozione ed etica della salute, struttura unica in Italia e voluta fortemente dalla direzione della Asl Toscana Sud Est per la particolare attenzione dei temi trattati, e responsabile della Rete regionale Codice Rosa.

Ascolto Vittoria mentre ha appena partecipato in remoto alla Conferenza “Gli italiani all’estero” dai circoli di tutto il mondo. Inizia subito la narrazione parlandomi dei suoi incarichi attuali, con appunto la Promozione ed etica della salute e del CTS, l’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità e in particolare il suo ruolo di responsabile della Rete Regionale Toscana del Codice Rosa e della lotta contro il femminicidio.

Ci troviamo davanti a una professionista della squadra e del lavoro di gruppo, capace di determinare la differenza operativa e umana di una azione complessa e in rete come il Codice Rosa.

La mia Rubrica “Empowerment” parla di potenziale, potenziamento, dal singolo ad un gruppo, per arrivare al concetto di coordinamento e Vittoria Doretti rappresenta uno dei prototipi umani di questo concetto immenso. Il viaggio interno, nei progetti di Vittoria e della sua squadra, è quindi un esempio per i giovani e meno giovani di tutto il mondo.

Il primo germoglio del Codice Rosa e’ sbocciato nel 2008.
Vittoria in quel periodo inizia a parlare della sua idea con un ristretto gruppo di colleghi e colleghe, con la Procura e i Centri anti violenza. Si forma il primo nucleo, composto da: Alessandra Pifferi, Chiara Marchetti, Luana Lenzi e Claudio Pagliara. Loro rappresentano la scintilla del progetto, in una perfetta alchimia di intenti ed energia. A dicembre del 2009 ha inizio il primo team del Codice Rosa, formato solo da 40 persone. La prima squadra e gli intenti del progetto, vengono presentati ad un grande convegno, dall’allora responsabile del Centro antiviolenza di Grosseto, Gabriella Lepri e dall’allora procuratore Giuseppe Coniglio.

Nel 2010 l’assessore regionale Daniela Scaramuccia si pone l’obiettivo di ‘esportare’ il Codice in tutta la Regione, per poi diffonderlo in tutta Italia.
Nel 2014 i casi emersi in 5 anni sono ben 17.000.






Il Codice Rosa pian piano si trasforma in una grande missione, formata da ben 800 persone: operatrici e operatori in campo sanitario, della polizia giudiziaria, della Procura e soprattutto in profonda sinergia con i centri antiviolenza Vittoria Doretti sottolinea: “Il segreto di una squadra sta nel togliersi la propria giacca e indossarne una comune, quella dello Stato e della Sanità Pubblica e con umiltà sviluppare una visione, un linguaggio comune e poi riprendere il proprio ruolo”.

“Focus”

Vittoria nasce a Siena, ha un fratello minore che ha desiderato tanto quando era una bambina. Racconta un aneddoto indimenticabile che la lega a lui. Chiedo a Vittoria di descrivermi un luogo fisico esterno a cui è legata e uno interiore.

Intanto la tratteggio nel mio immaginario come una sirena: con la parte superiore del corpo, contraddistinta dal metodo, dall’ingegno, da vera etrusca, legata alle sue origini. La parte inferiore, simile alla coda di un pesce, immersa nelle acque, nei flussi dell’istinto e della ribellione. Se è vero, infatti, che Vittoria nasce fra i territori delle Crete Senesi è pur vero che ha la fortuna di rispecchiarsi nelle onde del mare del litorale maremmano, dove vive e ama affondare le piante dei piedi sul bagnasciuga, su cui cammina nei momenti di riflessione. Su questo letto di rena umida, ha camminato con suo padre e ha gioito a fianco della sua migliore amica, proveniente da Lucca, una grande ginecologa donna, al servizio per le donne, la dottoressa Michela Milianti:

“La affido alla tua penna come in una culla, lei non c’è più, ma è con me con i piedi nel mare”.

Eccoci al luogo intimo di Vittoria, che lei descrive così :

“Il cuore dei miei figli sarà sempre il posto in cui mi rifugerò.”

Vittoria definisce la sua storia professionale simile a un gioco enigmistico :

“Il gioco dei puntini, che per cogliere e collegare occorre guardare dall’alto, per riuscire a tratteggiare piccoli segmenti e vederne un grande disegno”.

Planiamo sopra il disegno della sua vita e dei suoi intenti.

“La Bandaccia”

Lo scrittore Italo Calvino, anche egli amante della Maremma diceva: “La città non dice il suo passato, lo contiene, come le linee di una mano.
Immaginiamo di vedere queste linee, la città e la giovinezza di Vittoria: il Liceo Classico nel quale si è diplomata fa da sfondo al suo racconto.

Vittoria è una ragazza felice. A 15 anni studia danza classica, insieme ad un gruppo di volenterose ballerine dal nome “Le famose 5”. Lei è la figlia di un preside che nel tempo crea la storia di potenziamento di tanti plessi scolastici della città di Siena. Dal padre eredita caratterialmente il rispetto per i valori istituzionali e per lo Stato. Vittoria coglie da sua madre la vena ribelle e solare, fonte della sua determinatezza. Racconta:

“La nostra famiglia ha una storia forte matriarcale, composta da donne ribelli e tenaci che non hanno mai avuto paura di esprimersi”.

Vittoria da ragazzina è ribelle ed ama vivere, scherzare, parlare tanto con i suoi compagni e rincorrere i sogni: “Con i miei compagni di scuola ci divertivamo a ridere e scherzare, tanto da meritarci l’appellativo di Bandaccia. Quell’anno ci abbassarono il voto in condotta e io che avevo dei voti alti, faticai comunque per recuperarlo e prendere qual famoso 8 che sollevò mio padre dal dispiacere”.

Sono gli anni del primo bivio, quello riguardante la scelta di continuare a studiare danza o intraprendere l’Università. Decide di laurearsi, ma in lei permane l’amore per la danza, che porta con nobiltà nei suoi atteggiamenti aggraziati e composti. Si laurea a Siena in Medicina e Chirurgia. Nel 1989 raggiunge la specialistica in Cardiologia presso l’Università di Siena, mentre l’anno 1992 è quello della specialistica in Anestesia eRianimazione. Negli anni prende altre specializzazioni e Master.
Il suo cammino sembra giunto ormai in una direzione certa.






“Il secondo Bivio”

Vittoria inizia per motivi professionali, anche a viaggiare. Apprende storie drammatiche di violenza fisica e psichica che riguardano le donne. Si inizia a chiedere la correlazione con gli ambienti di vita, la cultura, il sistema educativo. Riflette e studia. Improvvisamente viene colpita da una malattia rara che rappresenta un muro da abbattere e in grado di metterla a dura prova, fino a costringerla a lasciare la sua professione di anestesista. Vittoria, con selvaggia determinazione, inizia a studiare i setting del Pronto Soccorso, dove arriva in qualsiasi momento una donna che ha subito una violenza. Vittoria rammenta.

“I dati non ci sono in Pronto Soccorso, eppure la Procura, nelle stessa provincia, ha 50-60 fascicoli all’anno di casi di violenza sessuale e le operatrici del centro antiviolenza seguono oltre 200 situazioni del genere”.

Vittoria trova la forza risolutiva nel gruppo misto.

“Il gruppo misto”

Per Vittoria un gruppo in azione diviene più forte se formato da uomini e donne. I primi Hanno una diversità di approccio rispetto le situazioni, ma insieme alle donne sono complementari nella missione. Nel caso del Codice Rosa, gli uomini presenti sono tutti molto motivati verso una tematica che riguarda i diritti delle donne e questo li rende preziosi. Bellissima l’immagine dei costruttori…

“Gli uomini spesso sono costruttori di muri solidi, le donne spesso abili costruttrici di ponti e insieme possono erigere arcobaleni”.

Rammenta anche Claudio Pagliara, il vice storico del Codice Rosa e il professore Caniglia con cui si è formata. Vittoria afferma: “La grandezza del Codice Rosa non è stata nella realizzazione di un protocollo, ma in un atto di umiltà nel riconoscere che non stavamo facendo il massimo e che poteva essere fatto qualcosa di più efficace”.

Poi continua: “La ribellione stava nel non limitarsi ai luoghi di eccellenza della Regione Toscana, ma nel formare una rete capillare capace di partire dal Pronto Soccorso del presidio minore, per andare verso il più grande. Una lente di ingrandimento capace di annientare stereotipi ed imparare ad accogliere una donna in difficoltà, anche in una struttura di natura complessa come i Pronto Soccorso. Oltre a formare gli operatori sanitari, si realizzano una serie di collaborazioni e iniziative, tra cui il Master in Codice Rosa attivato all’Università di Siena, in  supportate anche da Ministeri, Commissioni parlamentari, Istituzioni italiane ed estere”.

“La Pandemia Ombra “

Oggi l’isolamento dovuto al doveroso contenimento del Covid 19 ha soprattutto coinvolto le donne che si sono trovate a sostenere una situazione complessa. Sono fra coloro che hanno perso il lavoro o nella emergenza del lavoro agile da casa, si sono trovate nel periodo della chiusura totale delle scuole a lavorare con la presenza costante di dinamiche familiari complesse, talvolta frustrate e sole. Dove il nucleo familiare risulta difettoso di una dinamica sana, si sono verificati nei confronti della donna, mancanze di rispetto con casi di violenza documentati.

Vittoria Doretti sottolinea come il Codice Rosa non si sia mai arrestato, mobilitando la Regione ancora di più e ogni anello della rete creata. Il problema stava nello stesso isolamento che per anni era stato contrastato e che a causa della pandemia si verificava, rilegando queste persone alle mura domestiche e assottigliando la forza lavoro sanitaria diretta a sconfiggere il Covid.

“Nonostante questo – sottolinea Doretti – nessuna forza si è arrestata”.
La cosa che mi ha sconvolto in un primo momento e’ stato il silenzio dei telefoni che invece avevano sempre squillato senza tregua e la riduzione di domande di auto ai Centri anti Violenza. L’ombra nera del Covid illudeva che il male della violenza potesse scomparire.

Ero preoccupata della perdita economica di molte donne, della situazione psicologica anche solo causata dalla mancanza di strumenti adeguati, ed ecco anche la necessità del prezioso lavoro dell’Osservatorio Nazionale sulle condizioni delle persone con disabilità “.

Per loro esiste una solitudine aggiuntiva, quella delle donne costrette a subire violenze psicologiche, anche solo causate dalla mancanza di strumenti adeguati. Vittoria pone un esempio pratico: “Basta pensare ad una normale operazione, perfino non troppo costosa,  consistente nel dotare ogni piccolo punto e struttura di un lettino ginecologico sollevabile e del personale, formato per accogliere anche donne disabili, per abbattere le barriere fisiche e culturali, evitando di emarginare queste donne, non permettendo un accesso al diritto sanitario. “

Il concetto di contrasto all’abilismo, alla discriminazione nei confronti di persone differentemente abili, risulta un pilastro della difesa dei Diritti Umani. Ecco che Il viaggio intrapreso con Vittoria si copre del colore dell’inchiesta: dove mancano questi strumenti? Come possiamo fornirli? In che modo dissipare una cultura della non accessibilità?

Termino chiedendo a Vittoria di porgermi una citazione che porta come un cavallo di battaglia. Sorride:

“Schiena dritta e avanti”.

Lascia la scrivania, guarda la finestra, la Maremma si trova a due passi. Un pezzo del suo cuore si trasferisce in Piazza del Campo a Siena.

“Nel giorno dedicato alla Regina dei cieli, ho avuto in dono una riconoscenza civica, il Mangia d’oro alla Sanità senese, per la mia lotta rispetto le difficoltà del Codice Rosa. A curare la presentazione è stata la giornalista Susanna Guarino…”. Gli incontri, le persone, il confronto di idee è sempre al centro del suo percorso. I sogni e le imprese, sono la linfa che unisce gli uomini. Per questo lascio Vittoria con una citazione di Italo Calvino…

“La fantasia e’ un posto talmente bello che ci piove dentro”.

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