Vagare in città, errando senza meta, è impareggiabile e di storie da raccontare se ne trovano anche quando non si cercano. Domenica scorsa, 5 Novembre, chi è transitato nel primo pomeriggio in Via dè Macci (zona Santa Croce) avrà osservato un’artista in azione gettare colore consapevole sulla saracinesca chiusa d’una bottega.
Noi, sensibili al tema artistico e alla possibilità di riqualificare le vie cittadine attraverso spunti creativi contemporanei, ci siamo fermati per saperne di più...ed abbiamo scoperto una di quelle vicende da mettere nero su bianco.
Al numero 25 di Via dè Macci uno scorcio di Palazzo Vecchio contraddistinto da geometrie colorate interrompeva la monotonia grigia di bandoni chiusi. Davanti una scala e tante piccole bombolette sul marciapiede, una accanto all’altra, prese a ripetizione ed alternanza da una giovane ragazza dai tratti sudamericani. Una spruzzata di vernice fresca, poi stop, uno sguardo da lontano per valutare l’insieme, un’altra spruzzata di un altro colore e così via. Ci fermiamo:
“Ciao, chi sei, cosa fai?”.
Fosse stata toscana avrebbe risposto con…“Un fiorino!”, fin troppo facile. Ma l’artista viene dalla Colombia, Medellin per la precisione, ha 25 anni e vive a Firenze da un anno e mezzo. Parla bene italiano ma l’accento spagnolo è spiccato, è gentilissima e ci sorride meravigliata quando le diciamo che vorremmo dedicarle un articolo: lei è Maria Josè ma da sempre tutti la chiamano Pitu, diventato il suo nome d’arte.
Cosa significa Pitu in italiano? “Puffo, perchè non sono mai stata molto alta”.