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Il campanilismo si rinnova, uno striscione “antellese” ironizza sulla retrocessione del Grassina. Rimosso dai Vigili.






Giungono alla nostra redazione, dai canali social, immagini direttamente da via Chiantigiana dove il risveglio dei “rosso-verdi” annovera un nuovo episodio di folclore tra le vicine rivali storiche: Grassina e Antella. 

Campanilismo che si rinnova, affidato alle parole di uno striscione posizionato all’ingresso del paese, lungo il viale alberato, a sottolineare la recente retrocessione del Grassina dalla Serie D all’Eccellenza, dove incontrerà – se non ci saranno ripescaggi – nuovamente i bianco-celesti in un caldissimo derby che manca dal 2018-2019. 

La scritta blu dà il bentornato ironico a Grassina mentre un’altra foto scattata probabilmente dai residenti immortala due agenti della Polizia Municipale a rimuovere lo striscione già nelle prime ore della mattinata. “Non saranno mica grassinesi”, potrebbero scherzosamente pensare gli antellesi. 

Si legge nello striscione: “Bentornati nomadi, ora non ci girano più: il vostro giro in Serie D…andata e ritorno”. 

Dicevamo l’ennesimo scherzoso episodio di botta e risposta tra i cugini-nemici.
L’ultimo, in ordine cronologico, fu lo striscione rosso-verde al passaggio del Giro d’Italia, lo scorso maggio: “A Grassina il Giro, all’Antella gli girano”. Oppure ricordiamo un altro striscione sponda grassinese al gol di Giannelli al minuto 94 nel derby apparso sulla facciata della CdP di Grassina o il passaggio dei tifosi rosso-verdi in Piazza Peruzzi in occasione della vittoria del campionato di Eccellenza. 

Facendo un salto temporale più netto, tra gli eventi sempre ricordati nella “diatriba” campanilistica vi sono: la sciarpa rosso-verde al Peruzzi e lo storico lancio, da parte degli antellesi, di piccole verdure. Cos’erano? Carciofi, ognuno accompagnato dal nome di un giocatore grassinese reo di esser retrocesso, finiti sul campo di Via Bikila. 

Aneddoti ed avvenimenti divertenti, propri della nostra sotto-cultura paesana e territoriale, che Dai Colli Fiorentini aveva già raccontato in questo documentario: 











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