Nel “decadentismo” toscano: una domenica a Toiano, paese fantasma
C’è polemica, eccome se c’è polemica e sono proprio io a farla.
Io e tante altre persone che come me hanno seguito le regole. Oggi non la prendo larga amici imprunetini, vado diretta al sodo perché in 4 ore e mezzo di coda mi sono fomentata abbastanza.
Vado per punti, almeno riesco ad essere più chiara.
PUNTO NUMERO UNO, se si comunica che la vendita dei biglietti INIZIA alle ore 07.00, il primo biglietto, a rigor di logica viene staccato alle 07.00, dico bene? Eppure alle ore 07.00 è stato preso il biglietto numero 90 circa. Hanno consegnato i biglietti durante la notte, non alle 07.00 com’era stato comunicato. Furboni che non siete altro, ma io sono qui proprio per farlo sapere a tutto il paese perché buoni sì, fessi no.
Se questa era la modalità studiata, doveva esser comunicato diversamente, l’italiano non è un’opinione (per ora), se la vendita inizia alle 07.00, alle 07.00 si stacca il biglietto numero 1. Altrimenti si dice le cose come stanno, ovvero che i numerini per mettersi in coda vengono consegnati dalle 04.00 in poi e alle 07.00 si aprono le porte del museo per iniziare a far entrare via via le persone.
PUNTO NUMERO DUE, il POS, perdinci.
Non sono cifre irrisorie, si parla di 25 euro a biglietto. Se uno prende 10 biglietti sono 250 euro ed è DOVERE offrire il servizio del bancomat. Le attività non possono rifiutarsi di fare un pos per un lapis e invece in questa situazione bisogna dire alla gente “vai a prelevare”? Ma vi pare una cosa rifinita? “Non c’è internet al museo”… SI METTE! Siamo nel 2023, internet si mette!
PUNTO NUMERO TRE, un’organizzazione rimasta agli anni ’30.
Ad oggi la vendita di qualsiasi biglietto per ogni sagra, concerto, festival e quello che vi pare è stata portata sul mondo digitale e ahimè, che vi piaccia o no, vi dico la verità: solo all’Impruneta siamo rimasti nell’epoca dei dinosauri. Se strizzate gli occhi dietro al pozzo potrete intravedere un esemplare di Indominus Rex.
“Ma gli anziani?”… Gli anziani tra un po’ sanno usare i social meglio di me.
Come si potrebbe fare? Ve lo dico io. Esiste una piattaforma che si chiama TicketOne (ma ce ne sono tante altre) che offre un servizio proprio per queste cose.
Troppo complicato online? Benissimo, allora si divide; se ne vendono metà online per chi sa farlo e ha modo e l’altra metà si vendono in presenza lì al Museo. No, non è difficile e no, non si fa casino, basta saperlo fare e basta organizzarsi.
PUNTO NUMERO QUATTRO, ultimo, poi vado a farmi una camomilla.
Appena sono arrivata, presto credetemi, ho chiesto a una persona che era al di là del bancone a vendere i biglietti se, data la situazione, avessero voluto una mano. Non per passare avanti, non sono quel tipo di persona, semplicemente per velocizzare il tutto e smaltire la situazione il più velocemente possibile. La risposta è stata NO.
Mi sono offerta di dare una mano e la risposta è stata negativa. Benissimo, metto in saccoccia.
E poi io dico, riflettiamo insieme un attimo. Vogliamo TEORICAMENTE ampliare questa festa, vogliamo far arrivare la nostra tradizione ovunque in tutta Italia, vogliamo farla vedere al mondo? E pensate di farlo con questa modalità di vendita dei biglietti? Poerini… Allora lasciamo la Festa dell’Uva per gli imprunetini, è inutile sponsorizzare un qualcosa se non si è in grado di gestirne la mole. Se cresce il piede, bisogna prendere una scarpa più grande.
Sono amareggiata.
Noi si va indietro anziché andare avanti, si fa come i gamberi.
I numerini per prendere i biglietti dati di notte per fare le manfrine, niente pos, un’organizzazione da film horror… Ma dove siamo?
“Ma è sempre stato così”… E quindi? Questa è una giustificazione? Se una cosa è sbagliata e non funziona, si cambia, non si continua a farla. Errare è umano ma perseverare è diabolico!
In quattro ore e mezzo di coda ho parlato e mi sono confrontata con parecchie persone e l’umore scocciato regnava sovrano davanti al Museo della Festa dell’Uva, tante persone hanno detto “ma io me la guardo in televisione e mando tutti a quel paese” e sapete cosa? Fanno bene.
Mi auguro che questo pensiero possa servire a chi di dovere a fare una riflessione, a dare una ventata d’aria fresca per rinnovare e offrire maggior chiarezza a chi, come me, ha rispettato le regole.
E con questo passo e chiudo… Buona giornata.