Nel “decadentismo” toscano: una domenica a Toiano, paese fantasma
Un flashmob di circa cento lavoratori esternalizzati impiegati nelle Biblioteche fiorentine:” a casa da Marzo ed ancora siamo in attesa del FIS”
I riflessi sociali ed economici del Covid19, talvolta insostenibili, stanno generando situazioni fortemente critiche e, conseguentemente, azioni dimostrative e proteste di piazza. L’ultima risale a ieri mattina, martedì 26 Maggio, nel pieno centro città.
Sotto palazzo Vecchio, sede del Comune di Firenze, un centinaio di persone si sono riunite pacificamente e nel rispetto delle distanze per manifestare contro una condizione economica e lavorativa che li vede nettamente penalizzati.
Chi sono? Operatori della cultura e, nel dettaglio, impiegati precari delle biblioteche fiorentine, il cui servizio è in parte esternalizzato dunque gestito da una Cooperativa selezionata tramite gara d’appalto.
Proprio ieri, il Comune di Firenze ha deciso di riaprire al pubblico 5 delle 13 biblioteche predette servendosi, tuttavia, soltanto dei dipendenti comunali.
E gli altri? A casa!
Da qui il flashmob di circa 100 lavoratori esternalizzati, dipendenti di una Cooperativa che vede la scadenza dell’appalto il 30 Giugno ed attualmente messi in FIS (Fondo Integrazione Salariale).
“Siamo ancora in attesa che questo arrivi”
In sintesi: senza stipendio da due mesi.
Mentre tutto attorno a loro, quando si parla di pagamenti, corre: bollette, affitti, spese quotidiane. Sono persone e famiglie, in una fascia d’età fortemente variabile: si va da giovani a persone “over 40”, molti con figli, alcuni nuclei familiari composti da soggetti che lavorano entrambe nell’appalto delle biblioteche, accomunati dalle stesse stringenti difficoltà.
In tal quadro già preoccupante si aggiunge la nuova nota dolente degli ammortizzatori sociali, prorogati dal governo in una maniera tale da non poterne fruire consecutivamente. Cinque settimane fino ad Agosto – tuttavia già utilizzate dai più – più quattro da settembre, con il rischio di restare privi di aiuti per i mesi centrali dell’estate.
E adesso?
Il “nuovo Rinascimento Fiorentino” parte da qui, già con un piede in fuorigioco: da cento lavoratori della cultura lasciati a piedi.
“Fa male essere considerati solo una voce di costo, una spesa da tagliare: siamo persone in carne ed ossa, abbiamo una dignità che merita rispetto ed una professionalità che ha consentito a Firenze negli ultimi anni di pubblicizzare tanto il servizio bibliotecario ed archivistico, poiché svolto adeguatamente. Non si può parlare di rilancio turistico e di cultura come volano di ripartenza del Paese e della città se poi si lascia a casa brutalmente chi in questo settore ci lavora, già con tutte le fragilità del caso.”
In occasione del Flashmob, l’Amministrazione Comunale fiorentina si è mostrata attraverso il presidente del Consiglio Comunale Luca Milani, tuttavia senza chiare risposte alle richieste di chiarimento dei lavoratori. Tra queste:
“Chiediamo chiarezza su tempi e modalità del nostro rientro; su una eventuale proroga dell’appalto in scadenza e sul recupero dei mesi non lavorati; garanzie sui livelli occupazionali e sui salari; certezze sulla stesura del prossimo bando di gara.”
La nostra proptesta non è rivolta ai dipendenti comunali oggi rientrati a lavoro: sono nostri colleghi e non hanno responsabilità. Mentre vogliamo porre l’attenzione anche al destino delle aziende che lavorano nell’appalto, dando impiego a noi. Cosa accadrà a queste?
Non possiamo essere sempre noi, intere famiglie, a pagare il prezzo dei tagli per risanare il bilancio, né tantomeno possiamo essere noi o i dipendenti dei musei comunali (anche loro a casa, ricordiamolo) a pagare il prezzo dei pochi fondi arrivati da Roma. Il Sindaco trovi la soluzione, vada a battere i pugni direttamente a Roma se è il caso!”
L’amarezza della categoria cresce anche in considerazione del silenzio della politica.
La Regione ha emesso una delibera in merito mentre ANCI ha avanzato delle idee per il rilancio della Cultura come il “fondo CuraCultura”, proposte che per il momento non trovano attuazione.
Nel frattempo, oltre a dimostrazioni di piazza, gli operatori si sono riunti anche sul web con una pagina Facebook dedicata dal quale alzare una voce virtuale; si chiama pagina “Biblioprecari Firenze”.
