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“Dilettanti di mestiere” / Quando un Belmonte raggiunse la sua cima

Dilettanti di mestiere – Il passato sportivo che non invecchia
di Fabrizio Innocenti

Rubrica che ripassa in rassegna imprese dello sport dilettantistico e paesano. Vittorie di campionati, salvezze miracolose, storie individuali singolari (in tutti i sensi). La prospettiva del narratore è quella dell’appassionato che si affida agli istinti occasionali dettati dalla luce che evoca in lui quel ricordo.

Si accettano input da atleti o addetti ai lavori di un determinato percorso per conoscere e riproporre le loro vicissitudini nei campi delle loro battaglie agonistiche e non. Unico requisito richiesto? Un amore incondizionato per il proprio sport».






QUANDO UN BELMONTE RAGGIUNSE LA SUA CIMA

Quando si riunisce un gruppo di ventenni che condividono un’amicizia e una passione, può succedere di tutto. Specie d’estate, stagione in cui gli entusiasmi non sembrano mai fini a se stessi. Mettiamoci poi che quella passione sia il calcio e i calcoli sono pronti a funzionare. E dove hanno cominciato, ironia della sorte, a funzionare? A casa Guasti, dalle parti di Poggio a Grilli, una zona limitrofa all’estremo dell’Antella che combacia con l’ospedale di Ponte a Niccheri.

Stiamo parlando della nascita del Belmonte dei miracoli che dalla Terza Categoria è sbarcato in Prima, poggiandosi su un manipolo di ragazzi (quasi tutti quei ventenni ai quali si è alluso), che in precedenza giocavano alla Sestese, al Grassina, all’Antella ’99…

È così che, una sera dell’estate 2014, i classe 1994 Leonardo Pierattini, Alessandro Mucilli, Mattia Sorbetti Guerri, Tommaso Forconi, Filippo Fusi, Alessandro Zoppi, Alberto Bartolini, Ettore Dilaghi, Simone Magli e Tommaso Guasti si radunano a casa di quest’ultimo che è casa anche del fratello maggiore Filippo, un mediano del ’90 prossimo a divenire lo storico capitano di tutti loro e non solo. Naturalmente in quelle mura di Poggio a Grilli sono presenti anche gli esponenti di una società, quella biancorossa chiamata Belmonte, che deve il suo nome alla via che, passando sopra il campo «Andrea Pazzagli» (divenuto sintetico proprio quell’anno), collega le frazioni di Grassina e Antella.

Questi ragazzi, che abitano tutti a Bagno a Ripoli e dintorni, propongono e ottengono un progetto tecnico incentrato sulla loro fratellanza, che, “non contenta” di assidue frequentazioni fra cene al ristorante e uscite in discoteca, anela a rimarcarsi anche con la condivisione di allenamenti e partite.

Le donne di questi giocatori, scesi appositamente di una o più categorie per tutto ciò, sono disperate perché nella compagnia si parla solo di calcio. Però il campo gli dà ragione, perché la Terza la vincono ai playoff dopo un anno di transizione, mentre la Seconda…






Un attimo, due battute sulla promozione in Seconda. È il campionato 2015/16, in panchina siede Filippo Bugli (coadiuvato da Giacomo Ricci) e fra i giocatori si registrano due innesti preziosi, il portiere Matteo Mariotti e il centrocampista Andrea ‘Tusco’ Matteini, che sono arrivati al Belmonte con le motivazioni e le credenziali di capitan Guasti & co agli albori del nuovo ciclo biancorosso. Un ciclo che comunque non si è privato, almeno per gli anni di Terza, di tre pezzi estremamente affezionati alla maglia e al neonato organico. Si tratta di: Elisandro Duarte, Alessandro Tatini e Fabio Bellatti. Quest’ultimo è un over quaranta con un’umiltà senza pari. Talmente ci sente per i nuovi compagni, che una volta, riuscendo a segnare in un match di campionato, piange di gioia per l’emozione. Si tratta di un gol di testa, per l’esattezza, ma non sarà questa la sua “rete” più pesante per la rampante causa biancorossa.

E così nel 2016 approdano in Seconda, girone fiorentino. Mister Bugli non resta in panchina ma nei cuori dei suoi ragazzi, che tuttora non perdono occasione per invitarlo, quando possibile, a bere una birra a «La Guerrina» di Campo di Marte. E, a proposito di ragazzi, sempre quell’anno acquistano due bomber di razza, quali Yuri Poggi e Antonio Torti. Il primo, che quell’anno farà una caterva di reti, vanta trascorsi fra Eccellenza e Promozione. Il secondo è un ex professionista fuori attività, con qualche gettone di presenza in Lega Pro con la maglia del Prato.

Al terzo campionato di Seconda, disputato per la prima volta nel girone senese, si perfeziona la scalata di questo ciclo; quasi al completo, perché Forconi, nell’estate 2018, si accasa al Galluzzo in Promozione. Gli altri, con l’ausilio dei nuovi Cecconi, Conti, Zahini, Francioni e Gianni, ci sono tutti e, guidati da Massimo Coppini, vincono il campionato al termine di uno spareggio bellissimo contro la quotata Staggia, rivale princeps (affiancata per un po’ anche dal Radicondoli) per tutta la regular season.

E come ci si è giunti allo spareggio, giocatosi il 12 maggio 2019 allo Stadio del Bisenzio di Signa? Ci si è giunti che all’ultima giornata di campionato lo Staggia, avanti tre lunghezze dai ripolesi, faceva visita a una Sambuca già salva e senza nulla da chiedere alla sua classifica, mentre il Belmonte ospitava un Berardenga ancora in lotta per non retrocedere. Destino segnato? Non nel calcio, che si guarda bene da una certa retorica. E infatti quella domenica il Belmonte liquida la sua pratica con un solido 1-0, ottenuto peraltro giocando in dieci buona parte del match. Lo Staggia, a cui basterebbe un pari per brindare, perde 2-1 e i ragazzi della Sambuca, lealmente fieri di aver onorato il campionato fino alla fine, lanciano un messaggio goliardico ma edificante: «La Samba non si vende».

E spareggio è stato.

Si gioca davanti a centinaia di persone e la ciurma di Coppini, che arriva all’appuntamento col vento in poppa, sa che è arrivato il momento di prendere il toro per le corna. E chi poteva farlo meglio di una squadra che si chiama come uno dei toreri più famosi di tutti i tempi, il grande Juan Belmonte? E così accade quel che è storia. Torti segna l’1-0 nel primo tempo supplementare, la porta biancorossa resta blindata e la Prima è cosa certa. Solo che, oltre al gol della punta ripolese, ci sono almeno altre quattro segnature da contare, e i marcatori sono stati:

  1. Luca Bassilichi e Tommaso Orlandi, rispettivamente ex membro della società e team manager, che si sono fatti carico della squadra per tutta la stagione.
  2. Babbo Francioni, padre del giocatore, nonché inossidabile accompagnatore sempre prodigo di vicinanza e positività verso quel gruppo di amici-giocatori.
  3. Simone Bonciani, calciatore infortunato che fu capace da solo di portare quasi ottanta persone a sostenere i suoi compagni nella sfida delle sfide.
  4. Fabio Bellatti, che mandò via WhatsApp – ad un giocatore che non era fra i titolari – un audio motivazionale, che i suoi compagni ascoltarono appositamente pochi istanti prima di scendere in campo per quel memorabile spareggio.

Poi è successo quel che è seguìto ed il ciclo di questi ragazzi, che non hanno percepito un euro nell’arco di tutte quelle stagioni, ha maturato il suo corso. Che cosa sono stati, alla fine? Compagni di squadra, disposti ad allenarsi anche autonomamente (se il lavoro non gli permetteva di presenziare in settimana), che non chiedevano altro che difendersi l’un l’altro. E adesso che continuano ad affiancarsi nella vita di tutti i giorni, salutarli alla stregua di Freccia, protagonista di Radiofreccia, viene fin troppo naturale: «Credo che un Belmonte come quello di capitan Guasti e compagni non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne sarà un altro bello in maniera diversa».

Sognare costa sempre la solita cifra?

IL FILM DELLO SPAREGGIO

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