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“Dilettanti di mestiere” / Quando la Rignano del pallone salì D livello

Dilettanti di mestiere – Il passato sportivo che non invecchia
di Fabrizio Innocenti

Rubrica che ripassa in rassegna imprese dello sport dilettantistico e paesano. Vittorie di campionati, salvezze miracolose, storie individuali singolari (in tutti i sensi). La prospettiva del narratore è quella dell’appassionato che si affida agli istinti occasionali dettati dalla luce che evoca in lui quel ricordo.

Si accettano input da atleti o addetti ai lavori di un determinato percorso per conoscere e riproporre le loro vicissitudini nei campi delle loro battaglie agonistiche e non. Unico requisito richiesto? Un amore incondizionato per il proprio sport».






Associare Rignano sull’Arno a Matteo Renzi appare fin troppo banale, al limite del ridondante. Sì, certo, il comune valdarnese noto per la fitta nebbia invernale ed il Palio delle Tre Corone ha cresciuto il leader di Italia Viva, ma ha fatto tanto altro: ha visto nascere, per esempio, la simbolica chiesa di San Leolino – santo patrono del paese – più di mille anni fa; ha diviso il suo territorio in sette popoli per il succitato Palio, organizzato solitamente nell’ultima settimana di settembre (in concomitanza con la Festa del Perdono); ha allestito e riprenderà ad allestire le sue feste culinarie al campo sportivo della squadra che, da oltre cinquant’anni, ne difende i colori, il bianco e il verde.

Tale squadra, attualmente inserita nel girone “B” di Promozione, si chiama Unione Sportiva Rignanese. Una realtà dove ha tirato i primi calci Andrea Bagnai, un classe ’92 con trascorsi di Serie C fra Carrarese, Prato e Lumezzane.

Nel campionato 2015/16, la Rignanese è sempre iscritta al girone “B”, però di Eccellenza e, dopo aver annusato il passaggio in Serie D nella stagione precedente, si vuole superare. Di quella squadra, attrezzata con maestria dal direttore sportivo Massimo Manganelli, sono rimasti i veterani Riccardo Bettini, Marco Leo, Vanni Burzagli, Tommaso Degl’Innocenti e Cosimo Galli, mentre se ne sono andati, parlando sempre di “vecchi”, Giovanni Mazzoni e Alessio Righini. D’altro canto, per rimpiazzare questi ultimi, sono arrivati pezzi di spessore quali Francesco Meacci, David Baccini e Loris Pagnotta.

Anche l’allenatore è cambiato. Via mister Marco Coppi (che proprio la scorsa estate è tornato al timone tecnico della società il cui stadio è intitolato al grande Davide Astori), dentro Fabio Guarducci, una guida che – vi lasciamo immaginare – non farà rimpiangere il capace predecessore.






Il campionato sta per iniziare e la Rignanese, nonostante la splendida cavalcata dell’anno prima, non viene inserita dai bookmakers fra le favorite del girone. Si pensa piuttosto alle corazzate Montevarchi, San Donato Tavarnelle, Foiano

Tutte rose di qualità spropositata, che però non avevano fatto i conti con la forza dello spogliatoio biancoverde di quell’anno. Uno spogliatoio intriso di giocatori, vecchi e giovani indistintamente, affamati, umili e mai paghi. In più, questi giocatori, qualche cosina al pallone gliela sapevano raccontare, di conseguenza non ci sorprende che alla fine dei giochi abbiano portato una società di un paese con neanche novemila anime nella massima categoria dilettantistica; per giunta, per la prima volta nella storia della Rignanese.

Un traguardo speciale che, nonostante i buoni sentori dell’ultimo anno con mister Coppi, appariva tutt’altro che scontato a diversi addetti ai lavori del nuovo corso valdarnese. Certo, la squadra di capitan Bettini – un ex professionista mai divenuto “ex” – è partita discretamente, però da metà girone d’andata qualcosa si è incrinato: da una brutta sconfitta a San Donato alla settima giornata, ad un ko interno col Firenze Ovest a novanta minuti dal giro di boa. Al che l’esperienza e la sensibilità del gruppo, la cui società si contraddistingue per la sagra della chiocciola e del ranocchio nel mese di giugno, hanno fatto sì che un sano confronto fra staff e giocatori fosse più salutare di svariati allenamenti sul campo.

È così che Meacci, calciatore con un passato nella Roma, ha preso il posto di Galli al centro della difesa, per affiancare Bettini, inamovibilmente. Galli, forte di doti atletiche impressionanti, è passato a sua volta terzino destro e da lì, con una garanzia fra i pali come Burzagli (e un vice di lusso come Yuri Morandi, giunto a dicembre), a questi gol non glielo facevi nemmeno disputando intere partite nella loro metà campo.

Dunque, ribaltato il Foiano a poche giornate dalla fine del campionato (uno scontro diretto vinto 2-1 con pareggio di Leo e gol vittoria di Pagnotta su rigore procurato da Baccini), la Rignanese espugna Signa 3-0 – presentandosi allo Stadio del Bisenzio in notevole emergenza d’organico – ed in seguito conquista altri tre pesantissimi punti, nell’allora Comunale di Rignano, archiviando per 1-0 il derby contro il Gialloblu Figline. Un derby risolto proprio da un gol del più offensivo Galli.

La settimana dopo, il 10 aprile 2016, la Rignanese si aggiudica matematicamente il titolo, sconfiggendo il Firenze Ovest a domicilio – col solito punteggio di Signa – grazie alle reti di Pagnotta, Baccini e del giovane Riccardo Bennati. A proposito di giovani, impossibile non menzionare – per il contributo apportato alla causa di un’intera stagione – gente come Mattia Privitera, Rocco Benvenuti e Duccio Brenna. E, restando in tema di contributi speciali, uno di questi appartiene senza ombra di dubbio anche al mitico Pek (al secolo Sergio Coli), custode biancoverde sempre capace di far trovare il campo di gioco in perfette condizioni ai suoi atleti; per non parlare dell’esimio operato dei preparatori atletici Nicola Matteucci e Massimiliano Cigolini, del preparatore dei portieri Leonardo Fabbrini e del massaggiatore Emilio Barbini.

Dunque, dopo Firenze Ovest, a Rignano arriva il Montevarchi. Una formalità. Finisce 1-1, con gol ancora di Pagnotta, incoronato capocannoniere del torneo. Un punto finale su una stagione strepitosa, suggellata da un obiettivo nel quale i sempre positivi Guarducci e Manganelli – loro, sì! – non avevano mai smesso di credere.

Infondendo il proprio grado di fiducia nei cuori e nelle gambe di ragazzi che, prima di ottimi giocatori, sono stati amici e non è un caso che a distanza di anni tanti di loro non perdano occasione, quando possibile, per rivedersi o risentirsi. Un modo come un altro per ricordarsi di quell’anno e di quella Rignanese, una società che a sua volta non si dimenticherà mai D loro.

 

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