Notizie in Tempo Reale dal Territorio

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Temi del momento

“Dilettanti di mestiere” / Quando a Castelnuovo de’ Sabbioni prevalse il FATTORE “C”

Dilettanti di mestiere – Il passato sportivo che non invecchia
di Fabrizio Innocenti

Rubrica che ripassa in rassegna imprese dello sport dilettantistico e paesano. Vittorie di campionati, salvezze miracolose, storie individuali singolari (in tutti i sensi). La prospettiva del narratore è quella dell’appassionato che si affida agli istinti occasionali dettati dalla luce che evoca in lui quel ricordo.

Si accettano input da atleti o addetti ai lavori di un determinato percorso per conoscere e riproporre le loro vicissitudini nei campi delle loro battaglie agonistiche e non. Unico requisito richiesto? Un amore incondizionato per il proprio sport».






La storia di campo la conoscono in tanti. A Castelnuovo de’ Sabbioni – più confidenzialmente Castello – gioca una squadra, da quasi un secolo, che al termine del campionato di Eccellenza 2014/15 ha concluso suo malgrado un periodo trascorso ai fasti del calcio dilettantistico toscano. Uscendo sconfitta dallo spareggio playout contro la Bucinese, alla società amaranto che rappresenta una frazione di circa 1500 anime del Comune di Cavriglia sarebbe toccato ripartire dalla Promozione.

Ma perché usiamo il condizionale, se alla fine sarà così? La risposta è che, a margine di quella retrocessione, a Castelnuovo cambia tutto, nel senso che ci sono i partenti, ma mancano i sostituti. Qualcuno in paese teme perfino il fallimento, la deprecabile ripartenza dalla Terza Categoria. Solo che in un posto che vive di un fattore “C” interminabile (CASTELNUOVO de’ Sabbioni, frazione di CAVRIGLIA, tanto per ridire), la voglia di arrendersi a priori non può essere contemplata.

E da cosa parte il fattore “C” di questa vivida zolla di terra valdarnese? Anzitutto dai cardini del paese: CALCIO, CHIESA e CIRCOLO. E sarà proprio la “voce” di quest’ultimo a dire: «Signori, ripartire ‘gna ripartire, per forza!».

Dunque eleggono presidente e vicepresidente, designano il 78enne Fabrizio Betti come direttore sportivo e richiamano Riccardo Mussi, classe ’72, in panchina. Due parole su questi ultimi. Il D.s. svolge il suo ruolo all’interno del campo sportivo, lo stadio «Luca Quercioli», ma fuori dal cancello è amico dei calciatori, con cui scherza e gioca a carte al succitato circolo. Sì, perché i ragazzi della nuova Castelnuovese abitano tutti da quelle parti e dintorni, ma ci arriviamo fra un attimo. C’era un discorso su Mussi in sospeso, lui che di cose “in sospeso” ne aveva lasciata una proprio con la società che adesso lo rivuole al timone.






Campionato di Eccellenza 2011-12. Il mister, il cui padre, Ivano Mussi, legge le formazioni delle squadre al loro ingresso al Quecioli, viene esonerato nella prima parte di stagione. Eccogli data allora, dopo quattro anni, la CHANCE per CHIUDERE il CERCHIO. Il problema è che c’è una squadra da allestire e una categoria impegnativa da difendere, onde evitare la seconda retrocessione consecutiva.

Fare mercato non è agevole, perché l’U.S.D. Castelnuovese 1926 non attira più come fino a poco tempo prima. Dunque si comincia, o meglio si ricomincia dal portiere. Scelgono Federico Scarnati, un classe ’86 figlio d’arte: il padre Paolo infatti è stato un cestista professionista, compagno di squadra anche di Joe Bryant (il cui cognome toglie sempre un po’ di fiato).

Federico nei suoi cenci è stato un grande numero uno, ma l’ultimo anno lo ha giocato nella squadra amatoriale della limitrofa Neri, per giunta come attaccante.

Oltre a lui, alla corte di mister Mussi giungono su tutti: l’attaccante del ’90 Rocco Salinardi; i gemelli Baldi, il difensore Matteo e il centrocampista Gabriele; il difensore Andrea Massi. Tutti giocatori provenienti dalla Seconda Categoria. Come del resto lo stesso Mussi, che nel campionato precedente aveva già lavorato, a Radda in Chianti, coi fratelli Baldi e Massi. Tre pezzi da novanta…tre.

Si prospetta insomma un campionato travagliato e così si rivela per tutta la stagione. La Castelnuovese passa oltre tre mesi, dal 1° novembre 2015 al 7 febbraio 2016, senza vincere, ma ha trovato esperienza e COMPATTEZZA in itinere. A dicembre sono infatti arrivati Simoni e Angelotti, due calciatori con trascorsi diversi fra i professionisti che diverranno le bandiere della società di Piazza Pertini. Il primo, classe ’78, viene ripescato, anche lui, da una squadra amatoriale e – ironia della sorte – l’anno precedente era alla Bucinese, ma…come allenatore! Angelotti è invece un trentenne che scende dall’Eccellenza, dove difendeva i colori del Gialloblu Figline (il Valdarno Football Club di ora).






Quella squadra, che la mattina del 31 dicembre pretende di allenarsi (nonostante i risultati magri e il fatto che nessuno, fra loro, percepisca rimborsi faraonici), si ritrova a giocarsi l’intera stagione in un altro, temibile playout: il dentro o fuori dell’8 maggio nel campo dell’Audace Legnaia, che gioca le partite in casa al Bartolozzi di Scandicci.

Nell’allenamento dell’antivigilia, prima della partitella, Mussi raduna in cerchio il gruppo. Per tutto l’anno ha ripetuto ai suoi uomini, atti a soccombere quanto a rinascere, che il calcio è un gioco leale e rende sempre il dovuto a chi lo merita. È che arrivati a un certo punto o si raccoglie o “non si rinasce più”, e Mussi lo sa bene: «Se fosse per me» dice il mister ai suoi, «domenica vorrei poter dare venticinque CASACCHE, ma purtroppo ne toccan solo undici». E da questa affermazione di orgoglio, esempio memorabile, i grandi amici Matteo Baldi e il ’95 Gianmarco Mugnai si promettono che chiunque dei due giocherà, sarà come se in campo ci fosse anche l’altro.

Si arriva dunque alla vigilia, che però non vuole estinguersi, al che tanti di quei giocatori si ritrovano per pura, incantevole COINCIDENZA al Circolo del paese per CONDIVIDERE un biliardo e un selfie scaccia-tensione, preludio di leggerezza al CAPOLAVORO che si materializza il giorno dopo.

Il playout, di una bellezza e di una sofferenza indicibili per gli appassionati amaranto, è deciso da Angelotti, abile a trasformare un CALCIO DI RIGORE guadagnato nella ripresa dal generoso Salinardi. A fine partita, di rigore ne danno uno anche al Legnaia, ma Scarnati brevetta il doppio miracolo di giornata (prima sul tiro di Gambineri, poi sulla respinta della punta locale) e mette in ghiaccio l’agognata permanenza in Promozione.

Al triplice fischio dell’arbitro, le emozioni del mondo castelnuovese – giunto in massa quel giorno al Bartolozzi – sono ineffabili e al rientro in paese giocatori e staff sono accolti come eroi. Al Circolo viene offerto un aperitivo a tutti quanti, seguito da una cena in cui ognuno dei protagonisti ha qualcosa da dire per ringraziare chi, nonostante i comprensibili scetticismi e le numerose difficoltà, non aveva mai smesso di CREDERE nella forza CAPARBIA di quella maglia.

La maglia di un intero paese. Un paese che quando perdi è meglio non presentarsi la domenica sera al Circolo, perché – si è detto – il calcio da quelle parti è un motore dominante del loro fattore “C”. Ma visto che in quest’ultimo vi rientra anche il CUORE, be’… a Castelnuovo de’ Sabbioni ne hanno da vendere. Una squadra in un paese, un paese in una squadra. Non è una sentenza di Marzullo, bensì l’onesta fotografia di una realtà sportiva che l’attuale mister Zavaglia ha paragonato, non a caso, all’Athletic Bilbao. Un raffronto oneroso ma di un fascino…incomparabile.

Torna in alto