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Amarcord: Grassina-Monterosi, storia di una follia collettiva






19 gennaio 2020.

366 giorni, una pandemia, una ventina di DPCM e milioni di mascherine fa.

Allo stadio Andrea Pazzagli di Ponte a Niccheri va in scena la ventesima giornata di Serie D: il sempre più sorprendente Grassina, neopromosso in categoria, ospita la corazzata Monterosi, la squadra laziale da tutti accreditata per un facile primo posto finale. Il match, che in sé potrebbe aver poco di speciale, in realtà si sta giocando dal settembre precedente: al termine del confronto disputatosi nel girone d’andata, vinto dai rossoverdi in terra viterbese, il presidente del Monterosi, accecato di rabbia per la sconfitta, si è espresso in termini deprecabili nei confronti di Grassina e del Grassina. Parole che fanno scattare la rabbia di tutto l’universo rossoverde e della torcida organizzata, che aspetta con ansia il giorno in cui il Monterosi dovrà sbarcare al Pazzagli.

“Il Monterosi era la squadra che doveva vincere il campionato” ricorda il numero uno del Grassina, Tommaso Zepponi, “C’era già tanta attesa per l’arrivo della capolista, ma dopo le dichiarazioni del loro presidente scattò una scintilla ulteriore in tutto l’ambiente: la squadra e la tifoseria erano ancora più cariche. E in realtà la sentiva molto anche il Monterosi, perché, statistiche alla mano, noi eravamo stati gli unici ad aver vinto contro di loro e stavamo risalendo la classifica, riavvicinandoci moltissimo ai primi due posti, a loro e al Grosseto”.

E la tanto agognata domenica di fuoco arriva. Per il Grassina il match vale più della semplice rivalsa contro i laziali: i rossoverdi stanno tenendo aperta un’incredibile striscia di imbattibilità casalinga e non hanno intenzione di vederla interrotta contro la capolista, senza contare che la classifica, che li proietta in piena zona playoff, si fa sempre più appetitosa. L’atmosfera del Pazzagli è da match-clou di Serie A; lo stadio è pieno in ogni ordine di posto, e chi vuole difendersi dal freddo canta insieme alle Brigate Rossoverdi per incitare i ragazzi di mister Innocenti che fanno il loro ingresso in campo. Alle 14.30 in punto inizia Grassina-Monterosi: la partita più importante della storia del Grassina.

Eppure i ritmi iniziali sono bassi, la posta in palio è pesante e la tensione domina la prima mezzora: è quella che leopardianamente parlando si definisce come la quiete prima della tempesta. Perché la tempesta arriva: al 39’ i laziali guadagnano una punizione dalla trequarti molto contestata dai rossoverdi. Il cross dalla sinistra viene ribattuto corto ed il centravanti Roberti è lesto a ribattere in rete: Monterosi in vantaggio. È un colpo durissimo per i padroni di casa, ma la spinta del pubblico non si arresta di un decibel: passano solo tre minuti ed un tiro dalla distanza di Degl’Innocenti viene deviato con la mano in piena area da un difensore laziale. Calcio di rigore per il Grassina. Ma la storia a volte scherza con gli uomini, e trasforma le partite in assurdi romanzi thriller dove anche Ken Follett avrebbe da imparare: dal dischetto Bruni sbaglia.







Forse in quel momento qualcuno smette di crederci. Forse all’intervallo qualcuno inizia a pensare che la retorica dell’inarrestabile Grassina stia giungendo alla sua naturale conclusione. O forse, semplicemente, bisogna aspettare il secondo tempo, perché è nel secondo tempo che la truppa di Innocenti ha spesso e volentieri vinto le sue gare interne.

E al 55’ la ruota gira, anche grazie all’ingresso dell’eroe di giornata: Edoardo Marzierli, autore fin qua di due reti, vittima di un periodo molto complicato per circostanze extra-campo. Marzierli ci mette dieci minuti a prendersi la sua rivincita che è la rivincita di tutto il paese: corner di Degl’Innocenti, l’attaccante rossoverde arriva puntuale a centro area e mette dentro al volo l’1-1. Il Pazzagli esplode: non si è mai visto un boato così, qualcuno in tribuna ha paura di una scossa sismica. In campo i ragazzi urlano che non è finita qua, che adesso bisogna andare a prendersi i tre punti.

Gli ultimi venticinque minuti sono un assedio. Il Grassina attacca con tutte le risorse: tecniche (ci sono tre punte in campo), tattiche e soprattutto nervose, perché l’inerzia della partita è tutta a favore dei rossoverdi, col Monterosi rannicchiato impaurito nella sua metà campo, a pensare che forse anche un punticino potrebbe andar bene, e pazienza se la squadra del paesino di diecimila abitanti ti sta assediando da mezzora.

Ma non può finire così, perché alla fine, se non ti stanchi di correre, le cose arrivano: al 90’ un rilancio lungo dalla difesa rossoverde vede un difensore centrale laziale che deve soltanto appoggiare di testa verso il suo portiere per evitare l’arrivo dello scalpitante Marzierli. Eppure il difensore, nel momento in cui tocca indietro di testa, non si accorge che il suo portiere è già uscito di porta, ed il suo retropassaggio lo scavalca.

Marzierli corre verso il pallone che sta per uscire, con la porta totalmente sguarnita. Insieme a Marzierli sta correndo tutto il paese, col fiato sospeso ed un’improvvisa voglia di urlare a squarciagola: “Prendila prima che esca, buttala dentro!”. E lui arriva sul pallone in tempo per insaccarlo. Due a uno Grassina.

Per emozioni così vale la pena vivere. C’è un nanosecondo di silenzio, il tempo di realizzare che la sfera sia andata dentro. Poi c’è un nubifragio. Una giostra impazzita. Un meraviglioso turbinio di voci, bandiere, lacrime di commozione. Lo stadio si alza da terra, in campo i giocatori affossano Marzierli che diventa l’eroe della curva e corre immediatamente ad abbracciare Paolo Casini, simbolo di quarant’anni di grassinesità. Ci sono alcuni anziani che piangono vicino a noi in tribuna stampa: loro, un gol così, lo potranno raccontare per sempre. Anche Zepponi ha la pelle d’oca a ricordare quell’istante: “Quello che accadde al secondo gol di Edoardo fece sobbalzare tutta la tribuna. E’ stata la più bella partita del Grassina in questi anni di Serie D, quella che ci ha portato a credere a qualcosa di più grande di noi: per due mesi, grazie a quella partita, noi abbiamo creduto di poter andare a vincere il campionato”.

Piccola nota di cronaca: “Da patron avevo cercato di fare gli onori di casa, accogliendo il loro presidente accanto a me in tribuna. Dopo il gol del 2-1 mi girai verso di lui, ma non vidi più nessuno. Nella bolgia più totale era scomparso”.

Prima che arrivassero le mascherine e il distanziamento, a Grassina, quella domenica, si era consumato un assembramento indimenticabile. Una domenica di follia collettiva che cullò migliaia di cuori rossoverdi, intenti a sognare lo stesso sogno: quello di diventare i più belli del reame.

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